Se siamo tutti diversi, perché ci ritroviamo a fare tutti gli stessi esercizi?
Mi capita spesso di vedere pazienti che volendosi dedicare a se stessi e alla propria cura, decidono di iniziare a fare della ginnastica, o di gruppo, o a piccoli gruppi o anche individualmente.
Quello che mi viene spesso chiesto è: “nella mia condizione che tipo di ginnastica dovrei fare? E ancora “staro facendo gli esercizi giusti?”
Purtroppo capita anche di avere dei casi in cui la persona, il paziente, riscontra dei peggioramenti della propria condizione fisica facendo esercizi sbagliati o un’accentuazione dei sintomi.
Per fortuna con il passare degli anni, aumentando l’attenzione della popolazione verso lo stato fisico e la prevenzione ed aumentando il numero di persone che si sono dedicate allo svolgimento di un’attività fisica, si è alzato molto anche il livello degli insegnanti e preparatori atletici, tanto che oggi troviamo delle persone
veramente preparate, professionali, motivate e che si aggiornano continuamente.
MA IL PUNTO NON E’ QUESTO…
Nonostante la grande preparazione degli addetti al settore del movimento e del fitness, quello che spesso manca è una vera e propria ginnastica “costruita” sulla persona (e per la persona).
Nelle attività di gruppo, che sono molto ricreative, socializzanti ed hanno un ottimo valore in termini di stimolo alla costanza, anche per chi è più pigro e ha la tendenza a non essere continuativo nell’attività fisica , manca però l’individualità dell’esercizio rispetto alle caratteristiche ed esigenze specifiche della persona.
Questo è abbastanza plausibile, considerando che nelle attività di gruppo, ci si trova a fare tutti gli stessi esercizi, allo stesso ritmo e velocità di lavoro, con lo stesso numero di ripetizioni….nonostante nello stesso gruppo troviamo persone di età molto diverse , uomini e donne, e con condizioni fisiche estremamente diverse.
A volte però (purtroppo), anche negli incontri faccia a faccia che si fanno nella ginnastica singola ci si trova a ripetere gli stessi esercizi che vengono fatti fare ad altre persone…la persona si ritrova a pagare delle lezioni singole per essere seguito meglio, ma poi si ritrova a fare esercizi uguali alla persona che è vicina a lui, o a quello che lo ha preceduto... MA PERCHE’, SE LE NOSTRE SCHIENE NON SONO TUTTE UGUALI!!
ALLORA COSA DOBBIAMO FARE ?
QUAL’E’ LA GINNASTICA GIUSTA PER NOI?
PERCHE’ NONOSTANTE MI SIA FATTO/A SEGUIRE DA UNA PERSONA QUALIFICATA, HO INIZIATO AD AVERE QUEL FASTIDIOSO DOLORE ALLA SPALLA CHE DURA ORMAI DA GIORNI? OPPURE ALL’ANCA, O ALLA SCHIENA…
IL CONCETTO DI “GINNASTICA CENTRATA SULLA PERSONA”
Deve essere l’esercizio che si adatta alla paziente e non il paziente che si adatta all’esercizio; questo soprattutto nelle fasi inziali dell’attività e a maggior ragione in quei pazienti con specifici problemi fisici conclamati (sciatalgie, cruralgie ,ernie , protrusioni, particolari conformazioni morfologico-strutturali della colonna vertebrale con scoliosi o cifosi o lordosi accentuata, sindromi vertiginose ricorrenti o tendenza alle vertigini, ….ecc ….potremmo continuare a scrivere per molto tempo).
Facendo esercizi, anche di per se fatti bene come esecuzione, ma che non sono adatti per quella persona in quel momento funzionale della sua situazione fisica, si costringe il corpo a cercare strategie di adattamento a ciò che gli viene richiesto con l’esercizio ma che non riesce a fare. In questo modo si va a creare stress su altre parti del corpo che corrono in aiuto di quelle che si muovono peggio. (meccanismo di adattamento).
RICORDIAMO CHE LA STRUTTURA CORPOREA E’ UNICA E TUTTE LE PARTI SONO IN CONNSESSIONE TRA LORO!
Facciamo un esempio: se facciamo fare esercizi per la mobilità generale del rachide, in una determinata persona alcune parti rachidee sono più rigide, fibrotizzate, (“bloccate” per dirla come la dicono i pazienti); quindi nell’esecuzione dell’ esercizio la parte che si muoverà di più sarà quella che già di suo si muove meglio (è più libera), mentre la parte “bloccata” farà difficoltà ad assecondare il movimento o la posizione richiesta dall’esercizio...
Si rischia cosi di andare a lavorare molto su alcune parti, che ne avrebbero meno bisogno in quando già mobili, a discapito di quelle meno mobili (più bloccate) che rimarranno sempre “indietro” , apportando un danno funzionale ad entrambe.
Anche qualora l’esercizio venga costruito bene e risulti adatto ad agire sulle parti più rigide e si focalizzi sui segmenti rachidei che ne hanno veramente bisogno, spesso queste strutture non hanno dei tempi di risposta, di reazione allo stimolo ginnico pari a quella che l’istruttore si aspetta… (in genere le tempistiche degli esercizi sono standardizzate e ci si trova a fare i soliti 10-30 o 60,120 secondi dello stesso esercizio, al di là delle nostre condizioni).
…POI VENGONO I DOLORI ALLE SPALLE….O ALLE ANCHE …
Quando una parte del corpo o del rachide, non riesce a fare ciò che gli viene chiesto in quanto ha un deficit di mobilità (il famoso “blocco” che dicevamo prima), di forza o di controllo propriocettivo, che non viene gestito con i giusti tempi nell’esercizio (anche se di per se l’esecuzione dell’esercizio sarebbe corretta), questo chiede aiuto ad altre parti , vicine o lontane, ad esso collegate.
E’ cosi che continuano ad arrivare pazienti che iniziano a fare ginnastica per l’elasticità, il rinforzo o la mobilità della schiena e si lamentano di dolori articolari, come ad esempio, spalla, anca, ginocchia che fanno fatica a passare…durano giorni se non addirittura settimane o mesi.
Spesso si sentono rispondere dai loro istruttori: “è normale , sta riattivando dei muscoli o delle parti del corpo che non usava da tanto tempo quindi è normale sentire qualche dolore!” Ma è sempre così?
A volte si a volte no, dipende dal tipo di dolore, dall’intensità e dalla sua localizzazione e durata!
VEDIAMO:
- Intanto un fastidio legato al reclutamento o utilizzo di parti del corpo “poco abituate” al movimento può durare qualche giorno (2-3 -4 giorni), dopo l’esecuzione del nuovo esercizio…non settimane o decine di giorni
- Poi bisogna stare attenti ai dolori puntiformi, estremamente focalizzati in alcune aree, per esempio in un’inserzione tendinea specifica di articolazioni come spalla, anca o ginocchio, come spesso succede. Il “dolore da riallenamento” se così possiamo definirlo, che viene descritto come un dolore buono, è di solito abbastanza diffuso, generalizzato, interessa diversi gruppi muscolari non troppo specifico, pungente e concentrato.
- Altro fattore da non sottovalutare è l’intensità del dolore…
IL DOLORE E’ PUR SEMPRE UN SEGNALE, UN MEZZO DI COMUNICAZIONE CHE IL NOSTRO CORPO HA PER DIRCI CHE QUALCOSA NON GLI VA E DOVREBBE ESSERE RIVISTO….QUINDI ATTENZIONE A NON CONFONDERE I “DOLORI BUONI” CON I DOLORI “MENO BUONI”
QUALI SONO LE CARATTERSITICHE DELLA SINGOLA PERSONA CHE GUARDIAMO NEL PROGETTARE E COSTRUIRE , DEGLI ESERCIZI SPECIFICI?
Struttura prima che postura: oggi il termine postura è molto usato, si sente dire spesso. Ma la postura, cioè il come una persona sta, è legata a vari fattori sia permanenti che transitori, sia fisici che psicologici, sia congeniti che acquisiti, interni o ambientali (esterni).
Prima di guardare la postura bisognerebbe CAPIRE LA STRUTTURA, perché se un paziente è fatto in un certo modo strutturalmente, la postura di conseguenza non potrà essere il contrario, e per quanto noi ci sforziamo di stimolarlo verbalmente o con degli esercizi, non posiamo aspettarci sconvolgimenti immediati…DEL RESTO SI SA: IL CAMBIAMENTO RICHIEDE TEMPO
Nella struttura costitutiva della persona andremo a ricercare:
CONFORMAZIONE RACHIDEA SPECIFICA
CONFORMAZIONE ARTICOLARE SPECIFICA (lassità…)
SITUAZIONI DI FUNZIONALITA’ ORGANICA -VISCERALE
CONDIZIONE VISIVA
EQUILIBIRO DI BASE, EFFICIENZA DEL SISTEMA VESTIBOLARE E DEI RIFELSSI VESTIBILARI DI BASE - POSSIBILITA’ ADATTATIVE AGLI SITMOLI SQUILIBRANTI
PROPRIOCETTIVITA’ E PERCEZIONE DEL PROPRIO CORPO
ASPETTO PSICOLOGICO NEL RELAZIONARSI CON IL PRORPIO CORPO E CON L’ESERCIZIO FISICO (soprattutto in quelle persone che non hanno mai svolto ginnastica precedentemente)
PRESENZA DI ZONE RACHIDEE DI IPOMOBILITA’ ECCESSIVA – ZONE PREDOMINANTI CHE INFLUENZANO ALTRE ZONE NELLA MOBILITA’ E/O NELLA STATICITA’.
CONCLUSIONI:
La GINNASTICA CENTRATA SULLA PERSONA ci dà buone prospettive per aiutare persone con problemi
specifici, più o meno invalidanti o per prevenirne l’instaurarsi.
E’ adatta a tutti, la utilizziamo con il bambino, con l’adulto e l’anziano. Seguiamo persone in buono stato fisico e con un buon background di allenamento ma anche e soprattutto chi è alla prima esperienza e non ha mai fatto un esercizio specifico prima. E’ adatta a chi ha problemi di schiena, articolazioni, equilibrio anche gravi. E’ utile nel recupero post chirurgico e post traumatico.
In questi anni ci ha permesso di migliorare i risultati con quelle persone in cui il trattamento manuale, le metodiche di fisioterapia, osteopatia, e terapie in genere facevano difficoltà a darci risposte durature nel tempo.